Sunday, December 18, 2005

la fine

fortunatamente pensiamo alla morte pochissimo, riusciamo a distrarci con cose veloci e leggere e divertenti e prioritarie e futili e più che mai vive. non riflettiamo su mio nonno che ci saluta quando partiamo per tornare a Nuoro ogni volta come se fosse l'ultima. quando sarà l'ultima non lo sappiamo mai, fino al prossimo viaggio in autostrada, pieno di guidatori distratti e pessimi. un funerale è intenso soltanto nel momento esatto in cui avviene. la banda suona e piove o piangi o hai paura che ti guardino, che ti stringano, che ci siano troppe persone, che ti lascino andare solo. hai paura di crescere in quel momento lì.
e tuo padre è lì che piange, come un bambino, che a volte ride e si lamenta ma stavolta è impotente quindi fa più male vederlo. quando tua nonna sta per essere sepolta tuo nonno si attacca alla bara per impedire che tutto finisca, urlando, spiegandoti coi gesti che non c'è niente di sensato in una separazione di questo tipo dopo quelle imposte dagli anni della guerra. mio zio invece non riesco a pensarlo vivo oggi. lo vedo come ieri ma coi capelli grigi, unico privilegio di chi va avanti negli anni, confrontato con la sua sorte. lo vedo prepotentemente virile, mentre gioca a murra come a voler vincere sempre, imbrogliando, e poi sposato, e poi insultarmi da un balcone, e parlare bene di me alle spalle. si può parlare bene alle spalle? mio zio era severo coi suoi sentimenti, così radicati nel suo interno da farlo apparire freddo. mio zio ascoltava i miei giri di flauto che provavano ad essere balli sardi e annuiva involontariamente, e lo rivedo così quando mi passa davanti un cavallo, e penso sempre che lui è morto cavalcando, e adesso a pratosardo c'è un maneggio che porta il suo nome. poi penso che questo non rende il dolore più piccolo, e che già domani vivrò il mio giorno facendo come se lui ci fosse ancora. o facendo finta che la morte esiste solo la notte, quando hai paura di tutto fino al sonno. ogni tanto prendiamo i nostri cari, li guardiamo camminare delicatamente sereni nel nostro immaginario, e sono meravigliosi e privi di difetti, e comunque ci mancano.....non ho proprio voglia di sentirli parlare per ricordare la voce, nè ho voglia di associarli ad emozioni oppure eventi del passato: vorrei solo che si muovessero da soli, al di fuori dello schermo onirico. e che ci fossero, vivi. semplicemente e difficoltosamente vivi, come noi fortunati di quaggiù.
buon natale a loro.
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Non conosco la fila
che delude la somma
ma non ho dimenticato.
Ancora ti penso,
ma noi non ci affacciamo alla finestra
non guardiamo giù dai panni
non osserviamo un galoppo;
pranziamo
per coprire il tuo posto
di silenzio
e di come sarebbe.
Il matrimonio compare video-registrato e lo è,
ma a volte mi sembra solo tuo.
Non si conosce qualcuno dai racconti,
nemmeno se fossero favole.
Il condominio oggi è così triste
e non sono lì
in ascensore ho paura di bloccarmi
se mi viene da piangere
e mi chiedo:
Zio Francesco non viene?

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