Monday, November 12, 2012

la prima notte insieme

la prima notte insieme
è un brivido che sembra il sapone per fare le bolle da mandare nello spazio
oltre il cielo blu del tuo reggiseno
è mantenere gli occhi di entrambi spalancati anche quando la giornata sta finendo e siamo stanchi
è camminare in punta di piedi per paura di bagnarsi le caviglie nelle pozzanghere che circondano la palafitta
è capire l'attimo prima delle tue labbra e calcolarne la durata e l'intensità come si fa con gli aquiloni che si lasciano andare.
la prima notte insieme era oggi era ieri è domani o ancora aspettiamo che ci arrivi.
è una sorpresa che non svelo
è uno zucchero senza il velo
è una coperta a forma di cielo
è una barca senza vela
è un ritratto senza tela
è una lacrima che ho scordato di ridarti
è una musica che ho voluto imprestarti
quella sera della prima notte insieme.

la prima notte insieme
si rinnova e ci ritrova
si riempie così tanto
che per scendere usa l'imbuto
e ci passa appena appena da quanto è densa,
oppure usa una scala da equilibrista
e stavolta non importa che sappia camminare su un filo
non importa che faccia i numeri più strabilianti,

se sa come si vola.

Monday, October 15, 2012

eccomi di nuovo

all'uscita dal pronto soccorso
ho respirato quell'aria fresca e un poco umida,
mentre aspettavo marta,
e ho iniziato a camminare verso casa,
con mia madre,
quasi sollevato.

ho fatto caso ai colori della sera
i colori di una bologna buia,
e mi sa che mi sarebbe mancato tutto.

e tornato a casa dall'ospedale
ho messo su un brano che mi piace
forse "simmetrie" degli scisma
e poi ho ricordato tutti gli odori
i volti che avevo visto dal giorno prima
quelli dei miei amici che ho in testa da tempo,
e di cardo che era accorso a farmi visita.

verso mezzanotte ho pianto
brevemente ma forse erano lacrime grandi
le lacrime di quando credi che dormirai nel tuo letto
senza restrizioni, di nuovo tu,
verso mezzanotte appunto ho pianto.

così da liberarmi di un peso,
il peso più grande che si possa avere quando si entra in un ospedale credendo di non uscire più come prima;
il peso di quando una parte di te smette di funzionare e tu capisci che stai rischiando la vita e tutto questo accade di fronte ad alcune delle persone alle quali tieni in assoluto di più, quelle persone che vedono il terrore e l'impotenza nei tuoi occhi.

ho pianto
e non pensavo di dover piangere,
forse avrei dovuto sorridere alla vita,
ma ho pianto
come a dire CHE CULO
come a dire TI DEVO VEDERE
come a dire CHE DONNA MIA MADRE AL MIO CAPEZZALE SENZA BATTERE CIGLIO, ANCORA UNA VOLTA.





Friday, September 28, 2012

quello sguardo

lo vorrei adesso quello sguardo
che da giorni non mi vede;
lasciamici pensare per rispondere:
lo vorrei adesso
come vorrei socchiudere gli occhi
e aprirli poi da te.

lo vorrei mentre mi indica
mi riconosce di luce diversa
quella che accoglie
senza abitudine
con la sorpresa dell'immediato
e poi la luce continua del trascorrere.

quello sguardo che non va sottinteso
che non applica gli sconti
neppure in autunno
che scava dentro come a cercare oro
che non da risposte perchè indaga
esclusivamente
e non so se anche il mio è sufficiente
o se i fili che tiro sono troppo stretti.

lo vorrei senza dettagli
lo vorrei senza parole
lo vorrei senza artificio
lo vorrei con sacrificio
perchè le cose che si fanno con gli occhi vanno mantenute,
come si fa con le scale
quando ci si deve sporgere più in alto
e col contrappeso ci fanno sembrare impossibili tutte le cadute.

Sunday, September 23, 2012

le lacrime della festa.


le lacrime della festa arrivano di colpo
che tu sei un pò ubriaco e non sai neppure come reagire.

le lacrime della festa sono pesanti ma non pensate
sono frasi non dette o dette male o dette in fretta
come uscire di casa all'improvviso
salutando velocemente
o non salutando affatto.

ad un tratto di quella che è stata una bellissima festa, davvero.
ma la cosa migliore
sono quelle lacrime
le lacrime della festa
una domenica di sole e di vicinanze,
di esplosioni e di accordi.

il mio regalo è Simona commossa 
non appena ha visto il suo regalo.
ed allora quelle lacrime
così trasparenti
così dolci
sembrano dolci da mangiare
e pacchetti da scartare rumorosamente
ad una festa con le lacrime.

Tuesday, September 11, 2012

la durata delle mani


ma quanto durano le mani?
tutto il giorno, da quando prendi i biscotti del mattino?
o quando stendi i panni e li curi con una molletta ciascuno?
o quando prepari il pranzo, durano anche allora?

durano entrambe, o ne senti solo una, quella più prensile delle due?
durano con tutti
o si risparmiano le mani,
come piedi da lavare,
anche se sono mani?

e quando lavi loro, le mani,
quanto durano?
e dove arrivano, dove vogliono?
arrivano da te come se ti preferissero?
diamo mani diverse a seconda di chi stringiamo, forse?
o si ritraggono come quelle dei gatti prima di graffiare?

quanto durano le mani, dimmi?

mi ricordo tutto
di bruxelles
dei luoghi in cui non sai di leggermi
non sai che mi lascio deludere
non sai che mi chiedo come ho fatto a rimanere da solo con una terapia e basta?

mi ricordo tutto invece
di quanto durano le mani
e del giorno che mi hai detto che ti facevo sentire bella
oggi che mi sembra siano finite
le mie mani
i miei colori
i miei amori
fuori dal foglio.

Wednesday, September 05, 2012

mantenere


quante sono poi le cose che cadono?
le sapresti contare?
non sono mica stelle - da esaltare
non sono mica reazioni -da valutare
non sono mica fughe -da esiliare.

gli abbracci a volte
quelli stretti
sanno essere così sinceri
così veri
così disarmanti
che capiscimi -Vlasta-
se resto imbarazzato
un poco emozionato
e non so che dire
ma grazie per il tuo abbraccio
stretto come un vicolo
come la cruna di un ago
per tessere le borse e le cose a cui teniamo.

un abbraccio così vero
e stretto come una promessa
difficile da fare
ma poi
mantenuta.

Friday, July 27, 2012

dimostrare

se sei meglio di così

di come ho creduto finora
di come pensavo che fossi
di come sono convinto che tu sia
di come non eviti di mostrarti
di come non eviti di dimostrarti
di come non eviti di dimostrarmi
di come mi han detto che sei
di come ho capito coscientemente che sei
di come sono sicuro che sei
di come puoi solo peggiorare
di come puoi solo peggiorarmi

allora
provalo.

Saturday, July 21, 2012

un gesto

ci chiama a volte un gesto
lo si aspetta con grazia
fino a dimenticarne l'attesa stessa
come fronte ad una casa di cui non conosci il proprietario e vuoi entrare
senza inchinarti prima di partire.


ci chiama a volte un gesto
noi scordiamo di compierlo
e sottintendiamo come se fosse sufficiente sentirlo.


ci chiama un gesto 
eppure sparisce senza essere diventato azione
e riappare un attimo prima di non esistere più.


ci chiama un gesto
ci fa pentire
ci mette di fronte la sua anima
e parte da noi definitivamente come un ospite gradito:
troppo presto
ed è troppo gesto.



Sunday, July 15, 2012

energia sufficiente


non ho abbastanza energia
per stringere le mani
per accarezzarti i fianchi
per scoprirti le spalle
per toccarti senza abiti
per pentirmi delle azioni
per guardare le tue foto
per ricordare i giorni di Parigi
per rammentare le voci notturne di Bruxelles
per investire in quello che sarà
per costruire daccapo
per ripartire di nuovo.
non ho abbastanza energia
per commuovermi
per raccontare come sono andate le cose
per chiederti come vanno le cose
per conoscere
per capire.
non ho abbastanza energia per questo.

Tuesday, July 10, 2012

inginocchiarsi

per inginocchiarsi sulle cose
ci vuole l'amore più grande del mondo.
o per afferrarle
prima che cadano.
per afferrarle
anziché cadano.

Saturday, June 30, 2012

allai


la casa sull'albero ad Allai
provincia di oristano
uno dei set più belli del tour !50
è stata danneggiata
prima da un tentativo di incendio
poi da un taglio effettuato con la motosega
mentre il resto del paese accoglieva tutte le persone che ogni anno arrivano per i corsi di ingegneria ambientale.
ho lasciato la sardegna qualche giorno fa
dopo la magia di un evento speciale
e ho lasciato l'isola con la luce più splendente che si potesse immaginare.
c'è voluto poco perchè riemergesse il suo lato più oscuro
fatto di invidia
di gelosia
di balentìa
di stupidità
di volgarità.
forse la regione in difficoltà che vediamo precipitare ogni giorno
ce la meritiamo
noi
per primi
e che sia bella
che sia luminosa
che emozioni
conta poco
se chi la abita
non sa amare.

Wednesday, June 27, 2012

laber

le cose sulle quali ti si ingrandiscono gli occhi di fatica
le cose sulle quali sudi
le cose sulle quali studi
le cose sulle quali sputi
le cose dei quali delimiti i confini
le cose su cui cammini
che percorri in ogni minimo centimetro

sono quelle che ti appartengono.

le altre cose sono cose e basta
non si animano neppure in un martedì di giugno
non si riempiono mai
e se sono così piccole
forse
non esistono nemmeno.

Sunday, June 24, 2012

tradurre

le cose che non capisci
ho sempre pensato che non le capissi a causa della lingua
e invece le cose che non capisci
non le senti,
perché il tuo cuore è piccolo
e le tue emozioni si muovono in un angolo minuscolo
e soffocano appena si ingrandiscono.

le cose che non capisci
dunque non ha senso tradurle
non ha senso che te le spieghi
se tu non le senti
e se le cose non si sentono
va bene così
uno ci rinuncia
si sente stupido
ma almeno ha capito.

Tuesday, June 12, 2012

BRUCE SPRINGSTEEN ITALIAN TOUR 2012


a parte che per un italiano il Boss è TOTO' RIINA,
a parte che voi fan di BRUCE non so dove viviate.
a parte che vorrei capire chi di voi si ricorda un falò in cui qualcuno abbia chiesto: AHMMELASUONI ATLANTIC CITY?
o chi di voi ha mai sentito una discussione su di lui? 
chi di voi ha mai visto qualcuno andarsi a comprare L'ULTIMO DI SPRINGSTEEN?

dove siete, fan del BOSS?
siete una setta?
siete timidi?
siete tamarri?
siete quelli che lo ascoltano per 4 ore sotto la pioggia ma quando escono dallo Stadio non condividono questa passione con gli altri perché non capirebbero?
siete pure presuntuosi?
ma di questi sold out poi ne parlate solamente in privato, o ne parlate negli stati di facebook ma per poche righe così nessuno si accorge che voi lo amate?
vi vergognate o credete che nessuno sia così profondo da capire?
ma esistete davvero o vivete a Cinecittà e vi creano ed assemblano per poi mettervi sui treni diretti alle venue?
mah.

fatto sta, 
statto fa 
che:

io 4 ore a sentire quello che parla di tangenziali americane coi barboni che parlottano con le mignotte rimpiangendo il ponte di brooklyn me le faccio solo gratis.
e poi stando ai dati di alfabetizzazione inglese in Italia mi sa che il 75% di voi non sa minimamente di cosa cazzo stia parlando quel signore vestito da Ligabue...
e, dicevo, di quelle 4 ore al massimo me ne faccio metà.
4 ore oggi come oggi pochissimi artisti sono in grado di reggerle, 
ma soprattutto pochissimi fan
servono quelli più duri, o quelli coi tappi per il martello pneumatico che isolano tutto e andate lì solo per rimorchiare i cowboy di Brokeback Mountain?

e se siete così speciali
se siete così pazienti
se siete così affettuosi
se siete così informati
se siete così tamarri

beh allora

perchè

non vi trovo mai?

ci siete?
mi sentite?
spiegatemi, vi ascolto, e magari vi passo anche qualche disco bello: BREVE però, che un tempo con 42 minuti si facevano i capolavori, e in 4 ore se ne disfano altrettanti.

Wednesday, June 06, 2012

cerchi nell'acqua.

Frantumare le distanze
Superare resistenze

E riconoscersi per creare.

Camminare senza chiedersi perché
Il tuo viso
le mie mani
sono la stessa gioia immensa

È luce invisibile da succhiare.

Camminare senza chiedersi perché
E fermarsi un istante per considerare
che il respiro è un dettaglio che ci rende uguali
Come cerchi nell’acqua 
che non sanno nuotare e si infrangono.


Frantumare le distanze
Superare le esistenze
E riconoscersi per creare. 


Camminare senza chiedersi perché
E fermarsi un istante per considerare
che ogni istante si scioglie in quello a venire
Come cerchi nell’acqua che non sanno nuotare
e si infrangono.

Wednesday, May 30, 2012

non ti dispiaci.

non ti dispiaci di niente
del nostro passato.
si che è così
so che è così.
dormi serena senza le voci dentro
né un pentimento.
non sogni di farmi ritornare
non hai le risposte che mi dovevi dare
non hai un cuore da emozionare.

e pensi
parla pure tanto io non ti sento.
urla forte che mica ti ascolto.

quanta crudeltà ci vuole nello sparire
non so dirlo
non so dire quanta grinta nel non rispondere ai miei stimoli.

la grinta mal riposta corre il doppio più forte delle altre sicurezze.

usi le parole come fossero regali per le feste a tema dei francesi;
credi siano infinite o che si possano mischiare
le usi come non pesassero
pensi che possano ripetersi
come se le persone fossero regoli omogenei di concetti e da allungare.

non lo so cosa ti è passato per la testa
quante cose hai detto davvero ponderate
mi resta un gelo che credevo un'eccezione
ed un epilogo che è stato esecuzione.

Thursday, May 24, 2012

tempo


per le cose ci vuole tempo
ci vuole che passi tempo
ci vuole trovare il tempo
bisogna aspettare un tempo
e confidare nel tempo
credendo che ci sarà di nuovo tempo
o che arriverà il tempo
e si riprenderà da quel tempo
in cui le cose continuano il tempo
le emozioni siano senza tempo
sapendo che per tutto
serve
tempo.

Sunday, May 20, 2012

la connessione


quanto siamo distratti.
e dagli altri
e da lei
che non conosciamo l'odore
non sentiamo l'odore
non ascoltiamo un respiro
una risata
il passo sull'erba o sui ciottoli
o al cambiare dei fondali
come a teatro.

di lei non conosciamo il tatto e l'olfatto e l'udito.

sennò si dimentica qualsiasi altro gesto
per pensare ai propri fantasmi
a cose che non contano poi molto
mentre quelle che contano trascorrono subito
e sono già finite
quando ci ricordiamo delle altre.

Friday, May 18, 2012

lisa hannigan - a sail

che grazia
che dolcezza
che meraviglia.

Wednesday, May 16, 2012

seppellire più volte.


mio nonno è morto il 27 aprile
in un giorno così perfetto da non disturbare nemmeno.
in un giorno in cui prendi l'aereo e arrivi velocemente, il sabato mattina.

mio nonno è morto in un giorno di sole
dopo aver disposto le cose
"voglio essere messo in soggiorno"
"voglio essere vestito di tutto punto"
e via dicendo:
quelle cose che non si sa come i morti hanno il tempo di dire prima di smettere di respirare.

mio nonno aveva le gambe piegate perché tendeva a dormire rannicchiato
e così lo avevo salutato a marzo.

mia madre mi ha detto che quel giorno mio nonno è rimasto con la bocca aperta
mentre lei finiva di imboccarlo
e da li sono passate soltanto poche ore
prima che morisse, mio nonno.

mio padre ci ha accolto con gli occhi gonfi:
a un figlio se gli dici EH MA TANTO AVEVA 97 ANNI stai parlando a vanvera
e allora non gliel'ho detto
l'ho solo abbracciato
e lui ha ricambiato con l'abbraccio di chi è felice di vederci.

avevo degli abiti scuri quando nel pomeriggio siamo usciti in strada
con la folla che si commuoveva con noi senza dire nulla
ed io non ho saputo fare niente di meglio che stringere la mano di mia madre
e con quella arrivare in chiesa.

una stretta che da anni non le davo per così tanto tempo.

ricordo che prima di chiudere la bara
proprio lei lo ha salutato ad alta voce
quel secondo padre presente più del suo per longevità casuale
quell'uomo a cui ha detto CIAO PAPA' PIETRO
e che ora stava lasciandoci definitivamente.

stava salutando per l'ultima volta anche le sue parole,
chiuse dentro quel legno per sempre
pesanti sulle spalle di chi lo portava via.

mi ricordo la mano bagnata di mamma
ed un sole che ci prendeva a schiaffi impietoso
e ci faceva quasi sudare.

e ricordo un coro stonato
appena entrati in chiesa
e mi sono incazzato a non averci pensato a chiamarne uno buono
non si può cantare così male se ti muore tuo nonno.

mi ricordo la solitudine di quelle ore
con te che non sapevo dov'eri
ed io che mi chiedevo se si può vivere bene senza qualcuno su cui piangere quando è il caso.

mi chiedevo come mai avevi scelto 43 giorni di silenzio
e un pò lo sapevo
mentre tu non sapevi neppure essere li per tenermi la mano
e invece capita alle cose che degenerano con così tanta potenza.

tu che non lo sai che è morto mio nonno,
perchè non credo fosse attinente ai discorsi che sono venuti dopo.

e mentre ascoltavo l'odore della calce ed il rumore degli attrezzi che spaccano i mattoni
mi chiedevo se è questa la gente da avere al proprio fianco
o se invece voglio solo il rispetto solenne che si ha per i morti.

o se invece voglio solo una lacrima
ed un affetto incondizionato
dei difetti e del lavoro sugli stessi.

mi sembrava quel giorno di avere seppellito anche te
e le tue manie
ed i tuoi errori camuffati dai miei
e le tue mancanze che non sono mai state accettabili
e quando tutto finisce mi carico di colpe che non sono le mie.

oppure pensavo una cosa soltanto
che Andrea mi avrebbe detto giorni dopo
mentre gli decantavo le mie debolezze:

è finita per la stanchezza di uno, e non per la follia dell'altro.

proprio come è finita la vita di nonno,
allo stesso modo,
con i panni più leggeri da stendere
ed una brezza ad asciugarli dall'acqua.

respirare dentro il problema.



Sunday, May 13, 2012

alzarsi

i bambini sono così pieni di entusiasmo
ispirazione
e cose da fare
da dire
che un pò riempiono anche te che li guardi
gli accarezzi i piedi freddi
li osservi prima che chiudano gli occhi
e vadano a dormire
e speri
che la prossima volta
si ricordino chi sei
o magari soltanto il tuo nome.
magari.

credere

chissà cosa credi
quando i giorni passano
il sonno latita
le giornate si allungano
il caldo snerva
e finisci per farti un'idea che non è quella.

chissà come fai a pensare che le cose si risolveranno
che le persone non fuggono
che i problemi si affrontano
che le lenzuola si stendono.

chissà da dove mi è venuta questa forza
quest'ottimismo
questa lucidità nei ragionamenti
visto che tutto oggi mi sembra così chiaro.

conoscevo una persona
che si occupava di me forse poco
e mi sembrava tanto
forse con affetto
che mi diceva tanto

e quando ne avevo davvero bisogno
quando era normale averne bisogno
non ha trovato nemmeno un minuto per mettere un fiore su di me.

sono queste le persone che voglio?
sono queste le cose in cui credo?
sono queste le emozioni che aspetto?

Saturday, April 14, 2012

mi manchi molto.

come sono stanco
rassegnato
inquieto
distratto
scocciato
apatico
annoiato
innervosito
disequilibrato
tremante
perplesso
incazzato

senza di te
questi giorni.

Friday, March 09, 2012

luciodalla

Ho visto luciodalla per l'ultima volta il 20 gennaio, in aeroporto, andava a Roma.
Per chi come me vive a Bologna era una presenza in cui facilmente ci si imbatteva.
Tutti sapevano dove abitava, e nei posti piu' strani compariva all'improvviso,
Cosi da sembrare un fumetto.
Ricordo uno spettacolo di anni fa, ambientato nella russia di Cechov,
Per cui venne nei camerini a salutare i suoi amici
E dunque pure io ho avuto la fortuna di stringegli la mano e scambiarci due parole.
Lo seguiva quel ragazzo che ho ritrovato nelle immagini del funerale,
Un ragazzo che sembrava impacciato mentre gli reggeva quelle mille buste piene di idee e spartiti e quaderni.
Cosa fosse per lui quel ragazzo han provato a dirlo in tanti, ma io non mi interesso di saperlo.

Mi e' spiaciuto non essere a Bologna in questi giorni per poterlo salutare
E mi e' spiaciuto non riuscire a dirgli niente quei pochi secondi che sono stato li con lui.
Ma d'altronde cosa dici ad un artista cosi grande?
Da dove inizi a fargli i complimenti o a cercare di capire come diavolo si faccia ad essere cosi grandi con le parole?
Eppure con luciodalla ci tocca fare ancora una volta i conti con il tempo,
E mi tocca anche il ricordo di quella cassetta blu che mio padre ascoltava in macchina quando io ero minuscolo.
Quella cassetta piena di parole incastrate con una bravura rara, e una foto in copertina un po' forte ma anche rassicurante.
E' morto luciodalla, insomma, e qui giu' siamo tutti un po' piu' tristi,
E meno immersi di parole e musica.

Sunday, February 05, 2012

una storia di 10 anni fa.

un giorno mio zio ha preso l'ascensore
per andare al quinto piano
a casa di sua sorella -mia madre-
lui abitava al primo piano
ma saliva per provare gli abiti di mio padre.

e molti di quelli gli stavano grandi
eppure mio zio
che era sempre serio ed un poco incazzato
quel giorno lì rideva
del fatto che questi abiti gli stessero grandi
e comunque diceva che non erano il suo genere.

eppure diventarono il suo genere
qualche giorno dopo
perché gli misero un abito per seppellirlo
mio zio
che morì dopo due o tre giorni
cadendo dal suo cavallo
e questo è accaduto 10 anni fa
e quando mia madre mi raccontò questa storia piangeva
ed il suo cuore aveva cambiato battito
e da quel giorno anche il suo viso
se guardi bene
ha una piccolissima parte immobile
dal dolore di quel giorno.

Saturday, February 04, 2012

neve

ti svegli un giorno
ed è un giorno rotondo
come un disegno da figlio
un giorno bianco di neve
sul quale cammini lasciando le orme
sul quale incedi convinto
e se perdi l'equilibrio non cadi
non cadi mai
eppure vorresti
ma cadere sul soffice.
un giorno così bianco
che acceca perfino il flash quando scatti
un giorno talmente luminoso da non finire mai
un giorno che vanno tutti a piedi.

ti svegli un giorno che ti sembra perfetto
e ti chiedi se è perfetto per tutti
e ti svegli un giorno che ne precede altri a calare
come se pian piano decrescessero come un concerto.

ti svegli un giorno
felice perchè ha nevicato
e triste perchè dovrà asciugare
e sparire anche questo
come se ti avessero detto una nuova bugia
che da solo non ti sai gestire.

Thursday, January 19, 2012

...get it right...


è questa la sera che precede un viaggio
un discorso
un'attesa
una preoccupazione
un dubbio
una richiesta
una telefonata.

vado via
è solo per qualche giorno,
mi allontano
che è solamente un secondo,
e in testa ho una canzone più di tutte
con cui salire sull'aereo
e superare un oceano.

avrò bisogno di silenzio assoluto,
dopo questo,
e di spegnere le luci della mia camera
per ascoltare soltanto ciò che passa nei dintorni.

buonanotte,
da domani ho altre ore,
ma tengo un pò di voi tutti
nella mia borsa
scura
ma capiente.

restate li dove siete,
dove so di trovarvi ancora.

e tu anche.

Tuesday, January 17, 2012

Wednesday, January 11, 2012

parole

non dovresti più usarle
le mie parole
i miei modi di dire
le frasi a metà
i neologismi.
dovresti dimenticarli come si fa con tutto
come io ho fatto con tutto.

non dovresti usarle
le mie parole
che sono soltanto mie
e non si prendono in prestito come un libro
che non si restituisce.

non dovresti usarle,
non dovresti ricordarle
non dovresti abusarne.

Thursday, January 05, 2012

il padre di Pallina

conoscevo tuo padre
poteva essere il mio
i padri li fanno con lo stampino
forse ne esiste uno bravissimo che fa da modello
e poi escono da una fabbrica affianco a quella di BABBONATALE,
in un freddo paese del Nord Europa,
di quelli che l'IKEA ci ha fatto conoscere
sennò col cavolo che sapevamo della fabbrica di padri.

me lo ricordo tuo padre,
la sua espressione sofferente di quando cominciavano i problemi di salute
mi ero convinto che li stava sconfiggendo tutti,
e quella serietà poi si interrompeva con una battuta,
un sorriso,
un rimprovero,
un bicchiere di vino offerto a noi
o un invito a pranzo.

me lo ricordo perfettamente tuo padre,
fabrì,
seduto di fronte al camino
prima che ci offrisse la sua sedia per la notte
o il divano su cui avremmo dormito,
a casa di tuo padre che non c'è più,
oggi,
che vi ha convinto che ci sarebbe stato, anche nel 2012,
una di quelle bugie dette per non far soffrire nessuno
mentre poi soffre chi le dice.

me lo ricordo,
15 anni fa,
seduto nella mia casa per una sospensione collettiva,
con tutti gli altri genitori dei miei amici fraterni,
me lo ricordo,
e mi era davvero sembrato così tanto simile al mio,
perché - come dicevo -
li fabbricano tutti nello stesso luogo
e da quel luogo arrivano a noi
pronti per crescerci.

ora che è andato via
è andato via il genitore di tutti noi
e lì nel freddo nord della glaciale europa
è triste anche quello stupido stampino
anticamera della vita
ma che non conta nulla di fronte alla morte.

Archivieddo