Wednesday, May 16, 2012

seppellire più volte.


mio nonno è morto il 27 aprile
in un giorno così perfetto da non disturbare nemmeno.
in un giorno in cui prendi l'aereo e arrivi velocemente, il sabato mattina.

mio nonno è morto in un giorno di sole
dopo aver disposto le cose
"voglio essere messo in soggiorno"
"voglio essere vestito di tutto punto"
e via dicendo:
quelle cose che non si sa come i morti hanno il tempo di dire prima di smettere di respirare.

mio nonno aveva le gambe piegate perché tendeva a dormire rannicchiato
e così lo avevo salutato a marzo.

mia madre mi ha detto che quel giorno mio nonno è rimasto con la bocca aperta
mentre lei finiva di imboccarlo
e da li sono passate soltanto poche ore
prima che morisse, mio nonno.

mio padre ci ha accolto con gli occhi gonfi:
a un figlio se gli dici EH MA TANTO AVEVA 97 ANNI stai parlando a vanvera
e allora non gliel'ho detto
l'ho solo abbracciato
e lui ha ricambiato con l'abbraccio di chi è felice di vederci.

avevo degli abiti scuri quando nel pomeriggio siamo usciti in strada
con la folla che si commuoveva con noi senza dire nulla
ed io non ho saputo fare niente di meglio che stringere la mano di mia madre
e con quella arrivare in chiesa.

una stretta che da anni non le davo per così tanto tempo.

ricordo che prima di chiudere la bara
proprio lei lo ha salutato ad alta voce
quel secondo padre presente più del suo per longevità casuale
quell'uomo a cui ha detto CIAO PAPA' PIETRO
e che ora stava lasciandoci definitivamente.

stava salutando per l'ultima volta anche le sue parole,
chiuse dentro quel legno per sempre
pesanti sulle spalle di chi lo portava via.

mi ricordo la mano bagnata di mamma
ed un sole che ci prendeva a schiaffi impietoso
e ci faceva quasi sudare.

e ricordo un coro stonato
appena entrati in chiesa
e mi sono incazzato a non averci pensato a chiamarne uno buono
non si può cantare così male se ti muore tuo nonno.

mi ricordo la solitudine di quelle ore
con te che non sapevo dov'eri
ed io che mi chiedevo se si può vivere bene senza qualcuno su cui piangere quando è il caso.

mi chiedevo come mai avevi scelto 43 giorni di silenzio
e un pò lo sapevo
mentre tu non sapevi neppure essere li per tenermi la mano
e invece capita alle cose che degenerano con così tanta potenza.

tu che non lo sai che è morto mio nonno,
perchè non credo fosse attinente ai discorsi che sono venuti dopo.

e mentre ascoltavo l'odore della calce ed il rumore degli attrezzi che spaccano i mattoni
mi chiedevo se è questa la gente da avere al proprio fianco
o se invece voglio solo il rispetto solenne che si ha per i morti.

o se invece voglio solo una lacrima
ed un affetto incondizionato
dei difetti e del lavoro sugli stessi.

mi sembrava quel giorno di avere seppellito anche te
e le tue manie
ed i tuoi errori camuffati dai miei
e le tue mancanze che non sono mai state accettabili
e quando tutto finisce mi carico di colpe che non sono le mie.

oppure pensavo una cosa soltanto
che Andrea mi avrebbe detto giorni dopo
mentre gli decantavo le mie debolezze:

è finita per la stanchezza di uno, e non per la follia dell'altro.

proprio come è finita la vita di nonno,
allo stesso modo,
con i panni più leggeri da stendere
ed una brezza ad asciugarli dall'acqua.

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