Tuesday, November 20, 2007
il calcio non è solo ilcalcio
ho questa frase in testa da giorni, è anche la mia frase personale.
alcuni mi chiedono di scrivere il post sulla partita di domenica, per capire come mi sento, per leggere come mi sento. mi sento bene, ma mi sento bene con voi, non da solo.
noi giochiamo la promozione del csi bologna, a livello amatoriale, senza tutta la fuffa del calcio semi o professionistico. siamo lontani da questo, per demeriti sportivi o perchè la nostra vita non è stata il calcio quando ci hanno messo a correre dietro un pallone.
penso sia difficile spiegare il calcio che giochiamo, e sia invece facilissimo uscire da una stanza nella quale non abbiamo parlato d'altro, ma il calcio è un mondo parallelo a sè, che riempie i discorsi, i rapporti, e le esistenze nostre. e le esigenze anche.
il calcio non vi spiega perchè andiamo a dormire alle 22 il sabato se domenica mattina alle 8 dobbiamo stare in piedi, eppure il calcio lo viviamo così perchè è un'esperienza.
il calcio sono 16 persone circa, divise in panchina e campo, ma che si riscaldano assieme, si lavano assieme, corrono insieme, e crescono fisicamente e mentalmente ed a livello di intesa insieme. se questo non avviene queste persone sprofondano insieme, ed il loro rapporto si plasma e si modifica, ognivolta che si arriva a correre intorno alle porte.
sono 16 teste diverse che mettono dei caratteri ancora più sfaccettati.
sono in pochi quelli che rimangono uguali appena indossano le scarpe coi tacchetti.
sono in pochi quelli che rimangono uguali quando sentono SCALDATI, STAI PER ENTRARE.
secondo me sono pochissimi, e quelli non fanno differenza, non dicono nulla più di quello che va detto ogni giorno, ma non hanno il fascino che ha chi cambia di fronte alla palla.
il calcio è un gioco con un'impronta collettiva enorme, quasi seccante.
è difficile a questi livelli eccellere senza l'aiuto di chi lavora per te.
il calcio è un continuo prendersi responsabilità e fidarsi del fatto che se le prendano gli altri, quell'altro che odi, quell'altro che ritieni coglione, quell'altro che non ti restituisce la palla, quell'altro che è scarso: tutto torna ed è utile, ed è questo che forma il nostro calcio.
il calcio non finisce sul campo, ma finisce quando hai perso di vista quelle persone e ti ritrovi in camera appena la lavatrice si è accesa e ti lava la roba.
il calcio finisce quando pulisci le scarpe e metti quell'affare dell'ikea per tenerle comode e far si che non diventino storte.
il calcio finisce quando non puoi andarci, e ti sembra che è una cosa piccola solo quando il tuo amico torna a casa e non ti racconta cosa è successo, ed allora ti ricordi che anche tu volevi esserci.
il calcio è silenzio, è dire qualcosa solo quando è strettamente indispensabile, solo quando implori il compagno di darti la palla.
il calcio non è solo dove c'è l'azione, ma è anche la preparazione della stessa, è anche quello che non vedi e va fatto, è anche interruzione, e recupero, e mani date, e botte prese e cattiveria.
il calcio è quando con uno smetti di parlare perchè ritieni di aver subito da lui un torto, poi basta fare un passaggio insieme e lui è la persona più importante di quel tuo istante, e l'istante forma tutto ciò che ti serve.
il calcio non è solo ilcalcio, è anche tutto questo, ma di più di come ve l'ho detto.
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6 comments:
..l'ho sempre detto che il calcio è in sintesi una metafora della vita, sotto molti aspetti, e il tuo post lo spiega ulteriormente.
aZ
vabo cugi però passane
cuggi, il calcio è anche ricordare che poche carriere calcistiche sono iniziate in salita, nel vero senso della parola, come quella di cardone, in via tempio.
cuginus calaritanus ti ringrazio per le parole di sostegno; è in via tempio che effettivamente ho motivato i polpacci e sono diventato un grandissimo calciatore, perché quando ti scende la palla a mille perché intanto si è fatta rotolando tutta via tempio evitando le macchine di zia assunta e di mamma provaci tu cugi a colpirla forte ma senza alzarla tipo rimessa o tipo gol del rugby, provaci cugi! quello era ilcalcio. non come lucky che giocava nel giardinetto in piano con gente tipo cossone e altri del vicinato.
ah si cuggi? giocaci tu in piano: con mio zio che scendeva a bucarci il pallone, con quello del centrocopie (nota tipografia della zona ora chiusa) che i palloni se li teneva quando sbagliavi completamente la mira, o con la gente che passava e ti dovevi fermare. inoltre una delle due porte dava su una discesa cuggi che la palla una volta ha preso velocità ed è scesa al bivio di Oliena bagassa mia. giocaci tu che la palla tra una cosa e l'altra la vedevamo 5 minuti, e poi allora siamo passati al cortile di giù sempre in piano ma bette grande e la porta era il garage di mio zio, quello che a quel punto voleva bucarci a noi cuggi. e allora ecco perchè non sono in serie A, e nemmeno in serie B, e non sono nemmeno ambidestro cuggi.
proprio ieri leggevo un'analisi simile sul jazz, dove chiedevano ai "grandi" cosa fosse il jazzpiu'; il risultato e' dato piu' o meno dagli stessi sentimenti di smarrimento e passione.
chissa', forse nella vita la cosa importante e' saper trovare il bello.
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