Monday, May 30, 2011

mermaid.



sono giorni che sento parlare di sirene,
metafore di una salvezza da aspirare.
e tutti vogliono sentirne il canto
cosi da perdercisi,
come ci si perde anche nelle cose non richieste.
non sarebbe male stare con una sirena,
sui bordi del mare di questa estate,
anche se non saprei come si dorme, con una sirena.
e non so come è il tempo, di una sirena.
quando piove non esce, una sirena,
e nemmeno quando il mare è incazzato,
magari,
esce solo quando fa bello, una sirena.
sono giorni che ci credo, alle sirene,
forse basta solo volerle, le sirene,
basta crederci,
convincersi di averne anche una soltanto,
basta avere un attimo per stare con loro,
ed amarle,
e poi osservarle quando ci lasciano,
le sirene,
che lo sai che alla fine le sirene vanno via,
come la bassa marea,
come le risposte,
come l'amore, che va via anche se c'è il sole, ad un tratto, l'amore di una sirena.

oppure
-come dice questa splendida canzone degli okkervil river-
dovremo toglierne una dall'acqua e vedere cosa ha di umano
fin quando non ce ne innamoriamo
e fin quando non arriveremo al desiderio di vivere con lei
di stare con lei
come il sogno migliore possibile
come il desiderio più grande da avere
in assoluto.

6 comments:

Anonymous said...

www.flickr.com/photos/samsa1973/
questo è il link per i lavori di will schaff, il tipo di providence che fa le locandine per loro...
molto molto yeah.
buio

pollockmusic said...

bella cazzzzzzz

Anonymous said...

Le sirene non se ne vanno. Non ti lasciano mai. Le incontri solo in alto mare e non ti lasciano partire. non hanno un tempo, ci sono da sempre, col sole e con la luna e se piove in mare sono loro che piangono e se c'è tempesta sono loro che urlano. Il tempo è il loro umore. Se le porti sulla spiaggia muoiono. Lo so perché prima ero una sirena. mi chiamavo Fayaway.

pollockmusic said...

questa si che è curiosa, come storia...

pollockmusic said...

che poi come nome è abbastanza complesso, da avere, anche nel passato.

Anonymous said...

“Le balene lo sapevano che era bellissima
che i suoi occhi erano fatti per conquistare i disertori”



fatale, famelica di uomini e di avventure, i marinai che la incontrano hanno difficoltà a tornare indietro, e non sanno raccontarla.
Nel suo silenzio, che è quello del mare, si percepisce l’inverbale, l’ultrafemminile.
E’ interprete, colei che introduce, che fa varcare una soglia,
incanta i marinai e li costringe a danze che sciolgono i muscoli di uomini rudi.
E’ straniera al mondo, perché per tradurre deve tradire le regole del mondo.
Invisibile e carnale insieme.

“Voglio conoscere Fayaway. Tu l’hai incontrata? Il tacere di chi l’ha vista fa quasi rabbia…
La voglio incontrare anch’io! Andrò per mare!”

Archivieddo