Tuesday, May 06, 2008

disastri.

La cosa migliore che ho letto dopo l'assurda vicenda di Verona è questa di Ilvo Diamanti, su repubblica.it :

"Giovani di buona famiglia". Così vengono definiti i cinque teppisti che hanno ammazzato Nicola Tommasoli. Colpevole di non aver voluto "consegnare" loro una sigaretta, dopo regolare intimazione. Giovani ultrà. Ultrà-giovani.

Occasionalmente di estrema destra. Neonazi oppure neofasci. Giovani ultrà. Abituati ad avere uno stadio a disposizione per esibire i loro muscoli, i loro slogan, i loro simboli contro gli altri. I nemici. Gli "altri". Non solo quelli dell'altra parte politica.

Dell'altra parte. Ma "gli altri", in generale. Gli stranieri, i nomadi. Gli ebrei. I deboli. Hanno in spregio le persone "comuni". A cui la violenza non piace. Quelli che la sera, in città, tirano tardi con gli amici. E passeggiano in centro città. Immaginando che possa ancora essere una città. Luogo dove, appunto, passeggi con gli amici. Fumi la sigaretta. Chiacchieri. Luogo di relazioni, insomma. Rete di comunità. Non un agguato politico. Ma un'aggressione "per caso". Chissà: gli aggrediti potevano essere leghisti, magari perfino fascisti. In quel momento erano solo persone comuni. Finite sulla strada di persone extra-ordinarie. Super-uomini in libera uscita.

Giovani di buona famiglia anche quelli che, a Torino, hanno costretto i vigili ripiegare. Dopo averli circondati e aggrediti, qualche sera fa. La notte prima della festa. I vigili impudenti e imprudenti. Pretendevano di multare le auto in sosta dovunque, in Piazza Vittorio Veneto. In pieno centro. Perfino lungo le rotaie del tram. Tanto la notte non circola. Pretendevano, i vigili. Di interrompere la festa infinita. La "movida", come la chiamano adesso. La notte bianca che si celebra ogni fine settimana.

Pretendevano di ostacolare il libero accesso alle auto e ai suv che, ovviamente, sono padroni della notte. (In realtà, anche del giorno). Ovvia la rivolta di questi giovani di buona famiglia contro tanta sfacciata arroganza. Così, a centinaia, hanno costretto i vigili a fuggire. Non senza aver inferto loro qualche colpo, qualche botta. Così, a futura memoria. Certo, in questo caso non li hanno massacrati. Non erano neonazi e neofasci. Solo ragazzi normali, di "buona famiglia". Si sono limitati ad affermare la legge del controllo sul territorio. Filmando la scena, regolarmente diffusa su "You tube". A scopo esemplare.

Questi "figli di" buona famiglia, tecnologicamente attrezzati ed esperti. Per fortuna: sono nati in tempi molto diversi e lontani da quel maledetto 1968, di cui si celebrano i nefasti, a quarant'anni di distanza. L'eredità di illusioni mancate e di violenze mantenute.

Questi giovani di buona famiglia, invece, non guardano lontano. Non cercano figure e utopie di altri mondi. Il comunismo, Mao, Che Guevara... Semmai - alcuni di essi - guardano più indietro. Riscrivono storie da cui isolano ciò che interessa loro. Il mito della forza. Il seme della violenza. Che coltivano, quotidianamente, esercitando l'odio contro gli altri. Poveracci, accattoni, zingari e stranieri. Clandestini e non.

Perché non conta distinguere, ma categorizzare e colpire "l'altro". Lo stesso che fa paura alla gente comune. Quella che mai si sognerebbe di bruciare un campo nomadi, tantomeno di ammazzare di botte un ragazzo perché non ti dà una sigaretta. Potrebbe essere loro figlio, l'aggredito. E gli aggressori potrebbero essere loro figli.

Giovani di buona famiglia. Quelli abituati a sfogarsi il sabato sera, in discoteca, o nei bar del centro. Nelle piazze e nelle strade. Molti bicchieri e qualche pasticca per tenersi su di giri. Per ammazzare il tempo insieme alla noia. E l'angoscia che ti prende, in questa vita normale, in questa società normale, in questa città normale. Dove i divieti sono comunisti e le regole imposizioni inaccettabili. Dove dirsi "buoni" è un'ammissione di colpa. E la debolezza un vizio da punire.

Giovani di buona famiglia. Genitori che deprecano questa società senza autorità, senza divieti e senza punizioni. E poi si indignano: di fronte ai divieti e alle punizioni. Alle autorità autoritarie. Quando colpiscono loro e i loro figli. Sempre gli ultimi a sapere. Cadono dalle nuvole, se scoprono cosa combinano, quei loro figli, a cui hanno dato tutto. Senza chiedere nulla. Senza sapere nulla di loro.

Questi genitori di buona famiglia. Ce l'hanno contro questa scuola senza voti. Contro i professori che non si fanno rispettare. Contro i maestri che non sanno comandare. Non sanno punire. Questi genitori. Non capiscono e non accettano: i professori che impongono rispetto, comandano e puniscono. E magari bocciano. I loro figli.

Giovani di buona famiglia. Figli di buona famiglia. Figli di.

5 comments:

Anonymous said...

Bella analisi del Prof.Diamanti.
Io avrei ben altri complimenti nei confronti di 'sti fascisti!

GGM

Anonymous said...

Gia...un analisi perfetta..

aZ

dariedda said...

si sono d'accordo. aggiungerei anche genitori di. perché in tutto questo i genitori dove stanno? sono gli stessi che ai colloqui aggrediscono i professori perché mettono un brutto voto? io ricordo mio padre che ai colloqui era impassibile fermo ad ascoltare e quando facevo qualcosa che non andava erano cazziamari. non so, a me sembra un brutto clima una pessima tendenza.
Aggiungo copincollando dal valido blog di loredana lipperini:

Nel 2001, un’indagine condotta su 865 madri con almeno un figlio fra i 6 e 14 anni, esplicitò il desiderio di figli capolavoro, destinati ad una vita di successo e ricchezza. Due su tre erano convinte che il proprio figlio fosse “più sveglio dei bambini della sua età”. Oltre il cinquanta per cento augurava ai figli il successo più della felicità.
questa cosa mi fa rabbrividire...

Betta said...

La tragedia di Verona mi ha veramente schoccata, tra gli ultimi fatti di cronaca è quello che mi ha ferito di più.
L'analisi è perfetta, e ci sarebbe molto altro da dire, anch'io come Daria ricordo che se prendevo brutti voti o ai colloqui dicevano che ero troppo vivace ecc, mia madre si incazzava, mio padre pure, e mi imponevano di mettermi in riga. Con dolcezza, perché grazie al cielo non sono mai state due persone aggressive, però non c'era indulgenza né si metteva in dubbio quello che dicevano i professori.
Tante altre cose sono cambiate e la maggior parte stento a capirle, di molte ignoro l'esistenza, quando avrò dei bambini spero sia solo il buon senso a guidarmi in certi atteggiamenti, anche se crescerli in un ambiente così mutato -negativamente- mi spaventa moltissimo.

dariedda said...

infatti. a parte il caso di verona anche il ragazzino che dava fuoco ai capelli del compagnetto mi ha impressionato. tolto il fatto che secondo me il video non andava certo trasmesso dai tg, ma dopotutto parliamo di tg che mettono in sommario un ronaldo trovato con i travestiti che poi saranno pure fatti suoi o l'ultima starlette ingravidata dal maschio di turno. Poi si fa sempre in fretta a scatenarsi contro i videogiochi violenti, la musica violenta, la tv violenta o spazzatura. Cazzate, grandi e sonore cazzate. La tv la pubblicità non anticipano nulla, non lo hanno mai fatto. Semmai rappresentano quello che c'è già.
Il bulletto in classe non è figlio della tv malata, ma di genitori malati, sarà bruto dirlo am è così, e in ultimo di una società malata.

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